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Tonno 2019: solita chiusura, solita storia

Come di consueto la pesca ricreativa del tonno rosso è stata chiusa anche per l’anno in corso con largo anticipo, all’esaurimento della quota assegnata. Ogni anno viene data notizia dell’assegnazione della quota, della data di apertura della pesca e di quella di chiusura anticipata per esaurimento della quota. Le notizie rimbalzano sui social network e su quella della chiusura in particolare c’è una corsa al tempismo mentre reazioni e commenti sono diventati una ripetizione inutile, perché chi è sensibile al problema già li ha sentiti e risentiti e ormai sa che non riescono ad avere nessun effetto sulle politiche ministeriali e neanche sul dibattito sempre acceso per la gestione della pesca del tonno rosso.
La notizia dell’assegnazione della quota provoca la ripetizione di argomentazioni a favore della pesca ricreativa che risulta nettamente penalizzata a fronte della sua forte resa economica. La notizia dell’apertura della stagione è un semplice promemoria, utile soprattutto a mostrare la diligenza di chi la gira sulla rete. La notizia della chiusura anticipata è una vera notizia solo perché l’unica cosa che non è prevedibile è il giorno esatto. Tutte notizie che evaporano rapidamente e che siamo abituati a veder tornare come frutti di stagione. La guerra del tonno certamente si svolge altrove e ci coinvolge tanto marginalmente che le istituzioni ignorano anche proposte di regolamentazione tecnica per la sola pesca ricreativa, come ad esempio quella del carniere stagionale. Del resto la concessione della pesca con rilascio a stagione chiusa è importante, ma non si deve sottovalutare che in alternativa un divieto di pesca assoluto non può tradursi in una misura tecnica funzionale.
Per quanto si tratti di un principio piuttosto evanescente, viene quindi ammessa la pesca con intenzione di catturare tonni a stagione chiusa trattando quelli catturati come se fossero catture indesiderate casuali di una specie protetta. In attesa che la questione della pesca ricreativa del tonno rosso venga affrontata con metodo scientifico e libero dai condizionamenti delle lobby commerciali, i commenti alle notizie stagionali non possono che essere ripetitivi perché non sono reazioni a caldo a un evento estemporaneo ma sono, al contrario, sedimentati da anni. Certamente il Ministero adotta una strategia vincente e, nello spirito dei tempi, la diffusione sulla rete delle notizie sembra mostrare nella risposta del settore ricreativo un certo lassismo. Spesso basta la notizia, le cose stanno così, al massimo si può arrivare a dare la notizia a bocca storta, tanto non è che si riesca a fare di più e del resto non è neanche un po’ colpa nostra. Tocca farcela andare bene così, visto che non possiamo farla andare altrimenti. Il nodo che resta saldamente al suo posto per il settore ricreativo è sempre quello del riuscire a fare un cambio di passo. I motivi delle difficoltà del settore a intervenire autorevolmente sulla gestione delle risorse si trovano a monte dei diversi contesti di pesca e anche a monte dei cronici conflitti interni tra le diverse associazioni.
Lo si riscontra sia in mare che nelle acque interne. Ad esempio, si diffonde una specie aliena invasiva e alla fine i pescatori la difendono perché si sono abituati e gli piace pescarla, e per le trote basta immetterle perché tutti possano prenderne tante e grosse. In mare sulla gestione delle specie costiere, che sostengono larga parte della pesca ricreativa a livello nazionale, buio pesto, niente ricerca, niente dati, niente gestione, niente controlli ma anche, da una parte completa disorganizzazione del settore ricreativo e dall’altra scarsissimo rispetto dei regolamenti da parte dei pescatori. Inevitabile concludere che occorre considerare nuovamente e con spirito libero dalle logiche del secolo scorso la necessità che i pescatori ricreativi, a partire dalle loro organizzazioni, diano realmente vita al settore della pesca ricreativa. Inevitabile anche constatare che un’idea tanto banale appare al momento improbabile da sviluppare visti posizioni e rapporti reciproci delle componenti del settore. Il raggiungimento dell’autocoscienza del settore si realizzerà e potrà intervenire efficacemente sulle politiche di comparto solo quando potrà essere organizzato e portato a termine con successo un percorso condiviso che i pescatori si aspettano possa essere promosso dai vertici delle loro organizzazioni, che si contano sulle dita di una mano e che dovrebbero collaborare e fare programmazione per il cambio di passo, per il bene della pesca ricreativa.

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