Per la serie delle non-notizie all’inizio dell’estate, il Ministero, con decreto direttoriale, ha esteso la validità del permesso di pesca ricreativa in mare per tutto l’anno in corso. La non-notizia è quella dell’ennesima proroga del permesso gratuito per la pesca ricreativa in mare che si ripete continuamente anche se non sempre in modo regolare. La notizia eventualmente può essere che la proroga questa volta sembra essere riuscita a interrompere la pratica di lasciare periodi più o meno lunghi di vuoto nei quali è scaduta la validità della proroga precedente e tarda ad arrivarne una nuova. Per inciso, il permesso di pesca legato alla Comunicazione in sé non ha nessun significato fino a che non viene utilizzato per una ricerca scientifica prevista al tempo della sua istituzione, mai realizzata e ad oggi non in agenda. Il decreto che istituiva il permesso è del dicembre 2010 e dovremmo pensare a come celebrare adeguatamente il decennale che è imminente. Da qualsiasi lato la si prenda, la notizia meriterebbe un commento articolato, ma di commenti approfonditi negli scorsi anni ne sono circolati a bizzeffe, tanto che alla fine la notizia è così evanescente che quasi non esiste. Le scrivanie responsabili per il permesso e per tutto quello che gli è collegato rinviano. Una incombenza noiosa per la quale basta cambiare le date su un documento.
Un argomento che prima di tutto non interessa, che non ha peso sul comparto, che non presenta nessun rischio politico e che comunque conviene aspettare a trattare visto che a livello di UE vanno faticosamente avanti il dibattito e le iniziative per introdurre nuove regole per il controllo della pesca ricreativa. E non ci scordiamo che sicuramente qualcuno tornerà a proporre di trasformare il permesso gratuito in una licenza a pagamento. L’atteggiamento delle scrivanie sarebbe impossibile se interessasse la pesca commerciale, che ha le leve politiche per fare in modo che questo non succeda. La pesca ricreativa al contrario non ne ha, ma soprattutto è un’entità solo teorica la cui caratteristica principale è di pensare sul breve periodo e alimentare il conflitto interno tra le sigle associative. Alla fine la notizia è stata che non succede niente, che si può andare a pesca come sempre, certo con il permesso in tasca se si è riusciti a conservarlo per tutti questi anni o se si riesce a ristamparlo dal sito del Ministero. Altrimenti, a parte che è più facile vincere al super enalotto che avere un controllo a pesca, la sanzione consiste nel fare il permesso. La recidiva sarebbe sanzionabile, ma allora la probabilità diventa minore di quella di essere colpiti in testa da un meteorite. Figurarsi che non prendono neanche i bracconieri che hanno decine di video su YouTube, che tutti sanno chi sono e dove e quando vanno a fare pesca illegale. Inoltre l’estate ormai è passata e l’unica cosa interessante a questo punto sarebbe la trasparenza da parte del Ministero nel rendere pubblici dati sui controlli effettuati e sui risultati conseguiti.
Alla fine, se proprio si vuole ricavare qualcosa dalla non-notizia è che l’assoluta mancanza di presa del settore ricreativo sulle sedi dove si amministrano le misure di gestione e controllo non può che farci temere che quando qualcosa si smuoverà probabilmente sarà a nostro danno invece che a nostro favore. Per ora continuano a contarci, anche se ovviamente hanno perso il conto, e nonostante ci abbiano contati e ricontati noi continuiamo a non contare niente.
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