Gli organismi sovranazionali che si occupano specificamente di pesca nel Mediterraneo sono la Commissione Generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM, in inglese l’acronimo è GFCM), che rappresenta tutti gli stati costieri (UE ed extra-UE), e la Direzione Generale per gli Affari Marittimi e pesca della Unione Europea (DGMARE), che rappresenta gli stati costieri facenti parte dell’Unione. A queste istituzioni si aggiunge un organo consultivo, il MEDAC, in cui sono rappresentati tutti i portatori di interesse del bacino Mediterraneo UE. Compito del MEDAC è portare alle istituzioni la voce degli stakeholder e i loro suggerimenti. Contrariamente alle istituzioni, il MEDAC non ha alcun potere legislativo, ma i suoi pareri vengono talvolta tenuti in considerazione nella stesura di norme e regolamenti. La politica della pesca della UE è regolata dalla cosiddetta Politica Comune della Pesca che, nella versione attuale (che sarà presto rivista), considera la pesca ricreativa solo in rapporto a quella commerciale, come concorrente per la fruizione delle risorse. La pesca ricreativa viene quindi considerata solo quando abbia un impatto significativo sulle risorse, cosa che deve eventualmente essere accertata con ricerche appropriate riferite a determinate risorse ittiche in determinate zone. L’interesse evidentemente è solo di tipo commerciale, ovvero si considera un eventuale impatto ricreativo non nei confronti della popolazione ittica di una determinata specie, ma nei confronti della pesca commerciale di quella specie.
Di fatto ad oggi non esistono dati su nessuna delle specie costiere di maggiore importanza per la pesca ricreativa e la previsione di introduzione di un regime di controlli sulla pesca ricreativa nel Mediterraneo è per adesso limitata ad una sola specie (l’Occhione, Pagellus bogaraveo) in una sola zona di riferimento (il mare tra la Spagna meridionale e il Marocco). Paradossalmente, dovremmo sperare che venga accertato un impatto significativo della pesca ricreativa perché si possa sperare di parlare di gestione delle diverse specie considerando tutti i tipi di fruizione. La buona notizia è che, finalmente, sia la CGPM che la DGMARE (e conseguentemente il MEDAC) stanno iniziando a occuparsi dell’argomento a partire dall’individuazione di una lista di specie ittiche ‘iconiche’ per la pesca ricreativa nel Mediterraneo e considerando il problema delle taglie minime, che nei mari italiani per molte specie continuano a essere fortemente inferiori a quelle di maturità riproduttiva, mentre per altre mancano completamente, permettendo ad esempio di trattenere e commerciare ricciole e dentici rispettando una tragicomica misura legale di soli 7 cm.
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