Il Consiglio Consultivo del Mediterraneo MEDAC, che è composto da rappresentanze di tutti i portatori di interessi del comparto pesca nei vari stati membri della UE, ha il compito di fornire pareri non vincolanti sulla pesca nel Mediterraneo alla Commissione Europea e si occupa anche di pesca ricreativa con un gruppo di lavoro specifico. Dopo l’individuazione di una lista di specie di riferimento e maggiormente significative per la pesca non commerciale –
Sono state anche individuate le sovrapposizioni di interesse da parte della pesca ricreativa e di quella commerciale e la conseguente possibile concorrenza tra le due, che sembra essere il principale filo conduttore della politica di comparto. In breve, la pesca commerciale, che ha un forte impatto sulle risorse costiere, accusa quella ricreativa di farle concorrenza, argomento pretestuoso sorretto dal peso politico della filiera ittica, al quale non si può rispondere che con un’altra opinione di parte senza che nessuna delle due posizioni sia ad oggi in grado di portare sufficienti dati scientifici attendibili a suo supporto. L’impegno per la valutazione della pesca ricreativa è in questo senso molto importante, perché promette di fornirci riferimenti solidi per sostenere posizioni e indirizzi di gestione. La linea di avanzamento delle politiche di livello sia nazionale che europeo è infatti ormai impostata sulla necessità di sottoporre la pesca non commerciale a una serie di valutazioni che permettano di misurarne il peso in termini sia di impatto sulle risorse che di ritorno economico, sociale e individuale.
La lista delle azioni suggerite per le specie indicate ne comprende varie di carattere generale che danno indicazioni sia sulle tecniche di pesca che sull’organizzazione del settore. Il parere elenca le seguenti indicazioni:
– divieto per la pesca ricreativa di uso di attrezzi passivi (palangari, nasse) e mulinelli elettrici;
– introduzione di una misura minima (fissata alla maturità riproduttiva secondo i più recenti dati scientifici) per le specie indicate;
– riconoscendo la mancanza di dati utili a indicare un limite di carniere, si chiede di fissarne uno giornaliero in numero di capi per ognuna delle specie indicate, conservando il limite di carniere giornaliero complessivo;
– introduzione di un’autorizzazione europea per la pesca ricreativa nel Mediterraneo;
– introduzione di strumenti legislativi ed economici per il contrasto al commercio illegale di pesci da parte di pescatori senza licenza commerciale;
– valutazione dell’impatto delle catture della pesca ricreativa e del ritorno economico e sociale in ogni stato membro;
– introduzione di strumenti elettronici obbligatori (app per smartphone) per la registrazione delle catture e per comunicare le uscite in mare con imbarcazione;
– estensione del divieto di pesca nelle Fisheries Restricted Areas (FRAs) alla pesca ricreativa;
– prescrizione del taglio della parte inferiore della pinna caudale dei pesci catturati per l’identificazione delle catture ricreative.
Il fatto positivo è che siamo certi che maggiori conoscenze non potranno che confermare le buone ragioni della pesca ricreativa e favorirne le istanze. Quello negativo è che per smuovere qualcosa resta necessario far buon viso a un impianto evidentemente condizionato più dalla pesca commerciale che da quella ricreativa.