Solo recentemente si è diffuso un forte allarme pubblico per la diffusione dei rifiuti plastici, soprattutto in mare. Nonostante fosse evidente che sarebbe arrivato un conto da pagare, si è per decenni continuato a ignorare il problema fino a che non si sono cominciati a vedere effetti devastanti, che vanno dagli enormi ammassi galleggianti nell’oceano Pacifico ai numerosi casi di spiagge esotiche invase da rifiuti portati dal mare. Le nostre coste non sono da meno e non lo sono neanche i nostri fiumi, che per decenni hanno avuto le sponde macabramente addobbate di plastiche lasciate sui cespugli dalle piene e il fondo disseminato di rifiuti di tutti i tipi. Il tempo e l’acqua arrotondano le pietre e riducono la plastica in pezzi sempre più piccoli, tanto da farli alla fine entrare nel ciclo alimentare. Sono sempre più numerose le ricerche scientifiche sul tema e ha recentemente fatto notizia quella dell’Università di Amburgo, pubblicata nella rivista scientifica specializzata «Nature Geoscience», secondo la quale il lago di Chiusi (seguito a ruota da quello di Bolsena) è il primo lago al mondo per inquinamento da microplastiche. Con circa diecimila particelle per metro quadro, Chiusi risulta essere il settimo ecosistema di acqua dolce più colpito del pianeta.
Chiusi è stato per la pesca un paradiso, menzionato nell’antichità per i lucci e noto per le tradizioni gastronomiche del pesce cotto sulle canne del lago. Lungo le bellissime distese di ninfee anche i residui pescatori professionisti hanno dovuto arrendersi alla plastica e i ristoranti rivieraschi non potranno più avere le vecchie specialità in menu. I pescatori ricreativi locali, che a lungo hanno chiesto e ottenuto limiti di carniere e misure minime fatti per prelevare tanti pesci di piccola taglia, avranno modo di ripensare il problema se non per un’evoluzione culturale almeno per evitare di mangiare pesci cresciuti in un brodo di inquinanti provenienti dalle attività agricole e appunto dalle abbondantissime microplastiche. Verosimilmente la forte concentrazione di inquinanti in queste acque è dovuta al fatto che in ambiente lacustre i rifiuti non defluiscono ma si accumulano, il che aiuta a riflettere su quanto i nostri fiumi abbiano riversato e continuino a riversare in mare.
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