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Nello scorso numero abbiamo parlato della Giornata Mondiale della Migrazione dei Pesci www.worldfishmigrationday.com, svoltasi il 21 aprile, accennando alla realtà italiana. Se al momento della scrittura gli eventi programmati nelle nostre acque erano solo due, se ne sono poi aggiunti altri sei, tutti nelle regioni settentrionali. Nelle passate edizioni erano stati organizzati eventi anche in Toscana e proprio riguardo a questa regione abbiamo evidenziato come, nonostante la visibilità dell’evento internazionale, istituzioni e associazionismo sembrino continuare a disinteressarsi completamente dell’argomento. Il caso toscano è importante soprattutto in relazione alle specie ittiche eurialine, che risalgono dal mare, e in particolare per quelle anadrome, che risalgono i fiumi per riprodursi, come la cheppia (Alosa fallax). Nonostante le molte previsioni normative in merito, sugli sbarramenti che interrompono quattro dei cinque fiumi toscani interessati dalla risalita delle cheppie non è mai stato portato a termine nessun intervento di tutela. Il quinto, il più meridionale, l’Ombrone, ha un passaggio per pesci con una lunga storia di problemi e di iniziative per renderlo funzionante ed è stato oggetto di un evento della Giornata Mondiale della Migrazione dei Pesci nella prima edizione del 2014. Il passaggio dell’Ombrone serve anche come regolatore del deflusso e, verosimilmente per la presenza di una centralina idroelettrica, è stato chiuso in periodo di magra, come già accaduto in passato; nonostante fosse previsto che dovesse sempre restare aperto, nessuno si è preoccupato di riaprirlo, il che ha favorito l’interramento del passaggio, che si è riempito di sabbia e detriti durante le piene invernali. Le segnalazioni fatte alla regione a fine marzo per sollecitare l’intervento di apertura e manutenzione da parte del locale Consorzio di bonifica non hanno cambiato la situazione, che a inizio maggio era la stessa. Serviva mezza giornata di lavoro per salvare il ciclo riproduttivo 2018 di una specie minacciata che rappresenta una delle maggiori emergenze faunistiche a livello sia locale che nazionale, ma anche quest’anno le cheppie a inizio maggio restano ammassate (da più di un mese) sotto allo sbarramento cercando inutilmente di superarlo, esattamente come avviene in Toscana anche su Albegna, Cecina, Arno e Serchio, nell’indifferenza delle istituzioni come delle organizzazioni ambientaliste e dei pescatori.