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Pesca ricreativa marittima: nuovo documento UE

Lo scorso luglio è stato pubblicato dalla UE un documento di riferimento per la pesca ricreativa marittima negli stati membri: Marine recreational and semi-subsistence fishing – its value and its impact on fish stocks (Pesca marittima ricreativa e di semi sussistenza. Il suo valore e il suo impatto sugli stock ittici). Il testo contiene molte indicazioni che sono destinate a essere assunte a riferimento per l’inclusione della pesca ricreativa nelle politiche di gestione; quella maggiormente considerata è che lo sforzo esercitato dalla pesca ricreativa deve essere contabilizzato e, per poterlo fare, occorre prima valutarlo. Il documento evidenzia anche come la pesca ricreativa marittima abbia, a livello di UE, un impatto economico valutato in 10.5 miliardi di euro e in almeno 100.000 posti di lavoro e ne indica l’importanza, sia dal punto di vista biologico che da quello economico. Da ciò deriva la necessità di dare alla pesca ricreativa piena inclusione nella gestione degli stock ittici, per garantirne la sostenibilità, e dignità di settore specifico accanto a quello della pesca commerciale e a quello dell’acquacoltura, nel quadro della Politica Comune della Pesca. Il nuovo interesse della UE per la pesca non commerciale si sta sviluppando con interventi che riguardano i mari e gli stock ittici del Nord Europa ed evidentemente in relazione alla gestione della pesca commerciale in atto nelle stesse acque. Il riferimento al Mediterraneo è un’eco insistente che rimanda a un futuro prossimo e a un’urgenza di intervento, accompagnato dal mantra dell’estrema gravità dello stato delle risorse e dall’altrettanto grave mancanza di dati scientifici e di progetti di ricerca che ne forniscano. Se i tecnici devono limitarsi a indicare la mancanza dei dati che dovrebbero essere la base indispensabile per le politiche di gestione è facile dedurre che, allo stato attuale, la gestione operata nelle nostre acque marittime non si appoggia ad adeguati riscontri scientifici sullo stato delle risorse pescate.

In ambito UE, affrontare seriamente ciò che riguarda il Mediterraneo sembra essere sempre più difficile e l’unico sviluppo che si intravede passa per un adattamento di strumenti calibrati per contesti molto diversi. Sappiamo che nel nord Europa c’è maggiore gestione e maggiore rispetto delle regole, ma se in Italia diamo per scontato (salvo poi infrangere il regolamento) il limite di carniere di 5 kg al giorno per pescatore (pensato per il consumo diretto in ambito familiare), in vari casi sulla costa nordeuropea i pescatori ricreativi alzano barricate contro l’imposizione di qualsiasi limite di carniere e ci sono luoghi dove la pesca ricreativa può ancora essere esercitata con le reti. Al nord, in sintesi, c’è maggiore gestione, più dati, minore restrizione alla pesca ricreativa, maggiore rispetto dei regolamenti, maggiore abbondanza di risorse, recupero degli stock sovra sfruttati, mentre nel Mediterraneo c’è minore gestione, meno dati, maggiore restrizione della pesca ricreativa, minore rispetto dei regolamenti, minore abbondanza di risorse e aggravamento dello stato degli stock sovrasfruttati.

Lo sfocato riflesso delle indicazioni che si stanno sviluppando in Europa per la pesca ricreativa già si può riscontrare nell’iter del nostro Testo Unico per il Settore Ittico del quale tanto si parla per la previsione di istituzione di una licenza onerosa per la pesca ricreativa in mare. La norma nel suo percorso emendativo si sta genericamente adattando alle istanze dell’agenda europea, indicando tra le finalità della licenza la valutazione delle catture ricreative. Un mezzo passo che, come prevedibile, sembra serva più a frenare che ad accelerare sulla strada che il settore ricreativo invoca da tempo chiedendo il finanziamento di una ricerca scientifica comprensiva che, possiamo adesso dire, risponda alle raccomandazioni del documento europeo che indicano chiaramente una prospettiva più ampia e inclusiva dei valori economici come di quelli sociali e di benessere individuale. Riguardo al Mediterraneo i maggiori esperti non possono fare altro che ripetere che mancano i dati, che dare largo spazio alle equazioni per stimare i valori e fare sommario della scarsa e precaria letteratura disponibile. I pochi dati in chiaro riguardano l’Europa orientale e sono palesemente legati a dinamiche locali e ai metodi di rilevazione, come ad esempio quando indicano che per la Croazia la specie più catturata dai pescatori ricreativi è la sardina con più di mille tonnellate o quando su sette paesi citati con tabelle delle specie più pescate solo una, la Turchia, riporta la spigola.

Se le raccomandazioni europee dovranno avere un seguito nelle decisioni degli Stati Membri, occorre considerare (in controtendenza rispetto alla diffusa critica al peso dell’Unione sulle politiche nazionali) che proprio l’UE rappresenta l’unica chiave per forzare la mano alla nostra politica nazionale in tema di pesca commerciale, non commerciale e di gestione sostenibile degli stock ittici. Se per smuovere il problema su scala nazionale occorre iniziare dallo studio dello sforzo di pesca ricreativa, ben venga, visto che sarà inevitabile che una ricerca sul settore consideri tutti i parametri indicati in ambito europeo (compresi quindi quelli economici, sociali e individuali in aggiunta a quelli ecologici e biologici), salvo risultare parziale, non autorevole e utile solo a far tornare gli scienziati a lamentarsi e a chiedere finanziamenti alla ricerca.

Il documento europeo si chiude con una lista di raccomandazioni finalizzate a «sostenere lo sviluppo e la conoscenza della pesca ricreativa e di semi-sussistenza in Europa». Il ritornello insistente resta quello della mancanza di dati e della necessità che gli enti competenti finanzino ricerche scientifiche finalizzate a renderli disponibili.

1. Ci sono grandi differenze nella conoscenza della pesca ricreativa in Europa, generalmente con minori dati per i paesi del Mediterraneo e del Mar Nero, e serie temporali limitate. Questo rende difficile qualsiasi valutazione dell’impatto quindi c’è bisogno di ulteriori, regolari, raccolte di dati
2. La pesca ricreativa cattura una grande varietà di specie mentre la raccolta di dati si concentra su una corta lista di specie. Per aumentare la conoscenza è necessaria una ulteriore raccolta di dati focalizzata su indagini nazionali multispecifiche.
3. Il turismo della pesca ricreativa può essere consistente (es. Norvegia), ma c’è scarsa conoscenza dei benefici o dell’impatto di questo settore. Sono necessarie più informazioni per capire come questa pesca possa essere gestita e sviluppata in futuro.
4. La pesca di semi-sussistenza non deve essere trattata come una entità separata a causa dei problemi con le definizioni ma ogni paese dovrebbe identificare l’esistenza della pesca di semi-sussistenza e assicurarsi che l’attuale campionamento per la pesca ricreativa o per quella commerciale considerino le sue catture. In alcuni casi può essere necessario realizzare ulteriori cornici di campionamento per coprire questi dati e sviluppare approcci per la gestione.
5. L’impatto economico potenziale totale in Europa è significativo, quindi la pesca ricreativa dovrebbe diventare un settore bersaglio per lo sviluppo insieme alla pesca commerciale e all’acquacoltura sotto alla Politica Comune della Pesca. Comunque i dati mancano quindi serve una regolare raccolta di dati economici per monitorare lo sviluppo e la robustezza delle stime.
6. L’impatto dei cambiamenti nella politica e nella gestione sulle spese per la pesca ricreativa è molto difficile da quantificare e dovrebbero essere finanziati ulteriori studi per sviluppare questi dati, compreso lo studio del valore economico e della dimensione umana.
7. In questo studio è stato considerato solo l’impatto economico delle spese dirette ma la pesca ricreativa fornisce altri utili sociali e di benessere che dovrebbero essere considerati. Non è chiaro come lo si possa fare quindi dovrebbero essere finanziati ulteriori studi per sviluppare metodologie.
8. Le stime degli scarti (rigetti) e della mortalità post rilascio rendono difficile il confronto con la pesca commerciale. Servono più informazioni sulle principali specie della pesca ricreativa per poter fare un confronto più solido.
9. Dove il confronto è possibile, le catture ricreative rappresentano una porzione significativa della biomassa totale rimossa per alcuni stock e può avere effetti sulla sostenibilità. Le catture della pesca ricreativa marittima dovrebbero essere regolarmente comprese nella valutazione degli stock perché ciò permette una appropriata valutazione degli impatti e un appropriato sviluppo di strategie gestionali.
10. La pesca ricreativa marittima può avere altri impatti sull’ambiente marino, in particolare per gli habitat costieri, ma il livello di impatto così come gli effetti associati, sono sconosciuti. Sono necessarie più informazioni per determinare gli impatti indotti dalla pesca ricreativa separandoli da altri impatti antropici prima che venga sviluppata qualsiasi politica.

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