Una serie di immagini che si riferiscono all’articolo su Los Roques di Ivano Mongatti pubblicato nel n. 3/2014 (scaricabile gratuitamente qui) e che non hanno trovato posto in quella sede.
«I bonefish, obiettivo principale della nostra spedizione, si pescano in due modi differenti, a seconda dell’ambiente affrontato. Nelle flat o nei pankake (bassi fondali corallini ove si pesca con l’acqua fino al ginocchio) si cercano i pesci in tailing, tentando di intravedere le code fuori dall’acqua e di intercettarne la direzione con il lancio. Qui le mosche migliori sono i classici Crazy Charlie o comunque le imitazioni di gamberetto.
Sulle spiagge il giochino cambia. Spesso davanti alla battigia è possibile vedere ombre grigie, stile nuvole, anche per 100-150 m, che altro non sono che piccoli pesci foraggio, in branchi immensi, milioni e milioni di piccoli pescetti biancastri lunghi 3-4 cm al massimo. Ad ogni movimento questi grandi banchi di pesce pulsano come un corpo solo e si allargano, si muovono, si aprono e si chiudono con movimenti simili a quelli dei grandi stormi di storni nell’aria di settembre nei nostri cieli. Quando un bonefish passa in mezzo a loro vedi il branco che si apre e la nuvola grigiastra che forma si spacca in due, come se vi venisse disegnata una riga bianca nel mezzo, e in testa la grande sagoma del bone, pronto ad attaccare. In queste situazioni lanciare un piccolo Gummy o un’imitazione di pesciolino, normale o stile Clouser, spesso si risolve in agganci repentini e subitanei».