Lo scorso agosto, dopo all’incirca dieci anni, su invito di un carissimo amico e maestro, ero tornato sulle rive del Brenta. Vi ero tornato, però, non indossando più i panni dello ‘spinninghista’, bensì del pescatore a mosca. Era stata una giornata strepitosa e, nonostante il bagno a fine giornata, pescando solo a secca, avevo portato a guadino più di cinque pesci. Ero rimasto così entusiasta che mi ero ripromesso di farvi ritorno l’anno successivo associandomi al bacino.
Dopo aver contattato alcuni pescatori a mosca e responsabili locali, sono venuto a sapere che il Brenta, soprattutto nella zona di Bassano, è popolato da un buon numero di barbi, sia nostrani che spagnoli, catturabili a ninfa. Di lì a poco, Sky Pesca ha mandato in onda uno speciale di Matteo De Falco dedicato alla pesca del barbo a ninfa nei pressi di Bassano, una puntata destinata a entrare negli annales alieutici per la cattura di uno straordinario esemplare di trota marmorata da parte dell’amico Fabio Benetti.
È stato così che la seconda domenica di marzo, io e il mio inseparabile compagno di avventure abbiamo deciso di fare la nostra prima uscita in Brenta. Considerando il livello leggermente alto del fiume e la temperatura ancora piuttosto fredda, in assenza di schiusa e di attività superficiale, ho pescato a ninfa, legando a un tip dello 0,16 un artificiale piuttosto pesante, un’imitazione di portasassi che avevo realizzato qualche sera prima prendendo spunto dai dressing del mitico Diego Riggi. Dopo alcuni passaggi a vuoto, è arrivato il primo pesce: per la forza con cui tirava e puntava verso il basso, ho pensato subito a una marmorata e invece, con mia sorpresa, si trattava di un barbo spagnolo di oltre cinquanta centimetri. Non è stato il solo: giunto a fine giornata, le catture sono salite a una decina. Un’esperienza molto divertente, dunque, che mi auguro qualcuno di voi vorrà condividere.
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