La sede di Lodi dello Spinning Club Italia segue dal 1999 il Progetto marmorata, che nel tempo si è allargato alla tutela di altre specie come il luccio, alla collaborazione per il contenimento delle specie invasive, alla sorveglianza della pesca, alla denuncia delle alterazioni ambientali e forse in futuro al miglioramento stesso dell’ambiente. Il fulcro di quest’opera multiforme poggia su un piccolo incubatoio, di proprietà della Provincia di Cremona, essenziale per sostenere la capacità riproduttiva ittica in declino in ambiente naturale. Pur trattandosi di un impianto modesto (in fondo un semplice container), è sempre stato sfruttato a fondo ottenendo anche discreti risultati per lo svezzamento della trota marmorata dell’Adda. Le storie belle però non è detto che trovino sempre un lieto fine: le note vicende che hanno portato alla chiusura delle province hanno fatto in modo che quella di Cremona manifestasse l’intenzione di disfarsi di questo impianto, minacciandone addirittura la rottamazione. Così, non facendosi avanti nessun altro interlocutore istituzionale, lo Spinning Club Italia ha deciso di acquisirlo in comodato d’uso. Il direttivo del club ha avuto la fortuna di trovare al suo fianco il Consorzio Irrigazioni Cremonesi, che gestisce il canale Vacchelli, il quale si è offerto di condividere l’impresa. Detto fatto, l’impianto è stato trasferito in un’area protetta presso l’origine dall’Adda del canale Vacchelli stesso e in un primo momento si è avuta la speranza di poter riprendere con celerità l’opera in corso. Tuttavia, anche se l’impianto avrebbe funzionato nello stesso modo degli anni precedenti, il cambio di gestione ha costretto a riprendere daccapo l’iter autorizzativo. Per farla breve, a fronte di un’opera di ammodernamento e ampliamento dell’incubatoio, si è dovuto affrontare un lungo e pericolosissimo percorso burocratico autorizzativo, che è costato oltre due anni di impegno costante. Oltretutto con impatti assolutamente negativi sull’andamento dell’opera di salvaguardia della marmorata stessa, che per forza di cose ha subìto un rallentamento. Finalmente, lo scorso giugno si è giunti all’inaugurazione della struttura, ampliata, potenziata e con prospettive di possibile ulteriore sviluppo. Ora il fiume Adda sublacuale e i pescatori che lo frequentano possono tornare a sperare nella presenza di trote marmorate e lucci, le cui uova verranno fatte schiudere nell’impianto fino all’accrescimento degli avannotti nei primi stadio di sviluppo. E poi… chissà, si potrà procedere con altre specie autoctone a rischio di estinzione, per la salvaguardia delle biodiversità nel più importante corso d’acqua lombardo. Il futuro dell’Adda e dei suoi pesci appare oggi meno drammatico. (Mario Narducci, Presidente Spinning Club Italia asd)
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